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Il ritrovamento di documentazioni relative al processo del 1607 contro Giuseppe Cesari, pittore fra i primi della città, permette di gettare luce sui meccanismi e le pratiche che caratterizzavano la scena artistica della Roma barocca. Nel processo Cesari è accusato di aver fatto sfregiare il Pomarancio, per aver questi tentato di sottrargli la prestigiosa committenza della decorazione interna della cupola di San Pietro. A partire da questa fonte, lo studio si concentra dunque sulle devianze e sulle conflittualità che distinguono i pittori, i loro protettori e più in generale l'ambiente artistico romano, ma nondimeno sul rilevante ruolo professionale e sociale avuto da Cesari nell'ambito delle politiche e delle strutture sia della curia sia della nobiltà romana.